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mercoledì 18 agosto 2010

I Creativi Culturali.


Il termine “creativi culturali” è stato coniato per la prima volta dal sociologo americano Paul H. Ray che, tra la metà degli anni ’80 e la fine degli anni ’90, assieme alla psicologa Sherry R. Anderson ha svolto numerose ricerche e studi su questo campione di popolazione artefice, secondo i due studiosi, di un processo di cambiamento culturale tuttora in atto ed in continuo sviluppo. Oggi un sempre maggior numero di persone si dichiara preoccupato per lo stato dell’ambiente, la pace nel mondo, il mutamento climatico, le ingiustizie sociali ed economiche e, per contro, cerca nei comportamenti di tutti i giorni di adottare atteggiamenti improntati ad uno stile di vita più consapevole, ecosostenibile, volti alla ricerca di una migliore qualità della vita ed ispirati alla ricerca di una crescita personale e interiore.

La Ricerca Nazionale sui Creativi Culturali rappresenta la prima fase del progetto “Rete Olistica” che ha lo scopo di riunire e dare maggiore organicità e dignità a quella enorme ramificazione di persone e associazioni, oggi in gran parte sconosciute e frammentate, che operano eticamente per il benessere dell’essere umano e del pianeta. Per iniziare a catalizzare in una alleanza globale le nuove forze etiche, al di là dei loro orientamenti religiosi o politici, occorreva promuovere una ricerca nazionale che potesse dare dati statistici precisi e scientifici sulle caratteristiche e gli orientamenti della nuova cultura olistica in Italia e in Europa, e quindi sul numero globale dei Creativi Culturali. Una serie di dati statistici di estrema rilevanza che potessero essere confrontati con i dati delle ricerche USA del 1996, e del sondaggio Ungherese del 2005, e con le ricerche internazionali che stanno partendo in Germania, Olanda e Giappone.

I Creativi Culturali partono da due presupposti per indurre tale auspicato cambiamento:
- il primo è la consapevolezza che uomo e natura sono un tutt’uno e non due entità separate.
- il secondo presupposto è il senso di responsabilità diretta di ognuno di noi.
Se siamo tutt’uno con la natura e con gli altri le nostre responsabilità non finiscono con noi stessi, con le nostre famiglie, col nostro Paese, ma comprendono l’intera famiglia umana e la Terra tutta.

Il film “Olos” prende il nome dal termine greco che sta proprio a significare il “tutto”, l’”intero” e cerca di sviluppare i concetti sopra accennati. Fà questo partendo dalla definizione del cosiddetto “paradigma olistico” ovvero uno schema d’interpretazione della realtà che prendendo le distanze dallo schema immaginato dal filosofo Cartesio e che separava decisamente materia e spirito, scienza e coscienza (res cogitans e res extensa, appunto), tenta invece di affermare il modello olistico basato invece su una concezione unitaria e più complessa dell’uomo e del pianeta in cui egli vive.
E’ in fondo quanto già a partire dagli anni ’70 del secolo scorso hanno tentato di affermare movimenti culturali quali l’ambientalismo, l’ecologia, le medicine alternative o alcune pratiche meditative quali lo yoga, lo zen, il buddismo e altre ancora.
Avvalendosi della collaborazione di una trentina di illustri scienziati e studiosi di tutto il mondo, “Olos” tenta di dimostrare le basi scientifiche del paradigma olistico analizzandone le singole branche di ricerca: dalla medicina alla genetica, dalla psicologia alla filosofia fino all’ecologia dove si riconosce a James Lovelock e alla sua “Ipotesi Gaia” (dove l’intera gamma delle specie viventi sulla Terra viene vista come una singola grande unità attiva e capace di manipolare l’ambiente per le proprie necessità globali), probabilmente uno dei contributi più significativi allo sviluppo del paradigma olistico.
Lo stesso percorso, in maniera più articolata e dettagliata, viene seguito anche nel libro “I Creativi Culturali” di Cheli e Montecucco.
Scopo ultimo dei Creativi Culturali è quello, attraverso una divulgazione sempre più ampia e capillare possibile dei loro principi ispiratori, di costituire la cosiddetta “massa critica” necessaria al cambiamento globale.
La “massa critica” in fisica individua la quantità di materiale fissile (uranio, plutonio) necessaria ad innescare una reazione a catena. Essa viene presa a paragone in questo caso per indicare come una minoranza attiva della popolazione più sensibile delle altre a certe tematiche possa tuttavia indurre un grande cambiamento sociale nel momento in cui raggiunge un certo grado di numerosità o di intensità. E tale cambiamento al raggiungimento di questa soglia critica potrà a quel punto svilupparsi in maniera assai repentina e radicale.


Fonti: http://chepianetafaremo.blogspot.com/2010/03/il-paradigma-dei-creativi-culturali.html

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