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giovedì 17 dicembre 2009

Il canto del cigno- (Platone)



















<< Quando ( i cigni) capiscono di dover morire-anche se il canto non manca loro nella vita passata- proprio in quei momenti alzano le note più forti e più splendenti, allegri , perchè stanno per trasferirsi dal dio cui sono ministri.
Gli uomini , per la propria angoscia della morte, diffamano i cigni, spargono voce che quel canto sia di dolore, un'acuta nenia di morte, e non calcolano che nessun uccello canta quando ha fame, o freddo o qualche altra sofferenza, neppure l'usignolo, e la rondine, e l'upupa, che si dice cantino, per sofferenza, note di morte. A me non pare così: neanche i cigni cantano perchè stanno soffrendo; penso piuttosto che, essendo votati ad Apollo, sono veggenti, quindi, sapendo in anticipo i tesori dell'Invisibile, cantano e si rasserenano in quel giorno più che in qualunque altro della passata vita.
Io mi sento confratello dei cigni , strumento votivo di quel dio e per dono del mio signore dotato di preveggenza non meno dei cigni: e non mi stacco certo dalla vita con meno entusiamo di loro.>>


da : L'Anima- Platone -Oscar Mondadori.



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