google-site-verification: googlefdee6a8ea0eb17a5.html

mercoledì 15 settembre 2010

Dossier: una nave con un carico di schiavi bambini si aggira nel Golfo di Guinea

Dossier: una nave con un carico di schiavi bambini si aggira nel Golfo di Guinea

Pubblicato il15 settembre 2010 dachildrenfree

0


i
Rate This
Quantcast

Da qualche settimana una nave con un carico di schiavi bambini si aggira nel Golfo di Guinea.
Sarebbero tra i 30 e i 250.
La denuncia dell’UNICEF finisce sulla stampa di tutto il mondo.
Ma dopo l’allarme internazionale,la nave svanisce nel nulla.
E con Lei le notizie che non fanno più testo ,in quel periodo se non sbaglio la stampa e in generale l’informazione era più presa nelle rivelazione di Amori più o meno nascosti di noti politici
Ma ritorniamo al nostro vascello
Il vascello fantasma ricompare dopo qualche giorno,quando attracca alla banchina numero 5 del porto di Cotonou, nel Benin.
A bordo ci sono 43 minori.
Vengono dal Mali, dal Togo, dalBenin.
Solo uno di loro viene reclamato dai parenti. Alcuni dicono di essere stati venduti dalle famiglie.
Ma il timore è che gran parte del carico umano sia già stato trasbordato a largo su altre imbarcazioni più leggere e da lì portato ai nuovi padroni.
Un mese dopo nel Burkina Faso ventitré bambini di otto-dieci anni vengono intercettati alla frontiera con il Benin.
Sono destinati al lavoro nelle piantagioni di cotone, comprati per meno di 20 € per essere rivenduti a oltre 450 €. Il lavoro dei bambini schiavi è come il vascello fantasma che li trasporta: invisibile.
Li troviamo nelle miniere, a pascolare i greggi, nei campi infestati dai pesticidi, nelle piccole e grandi attività industriali, ad annodare tappeti, nelle piantagioni di zucchero o di cacao, negli eserciti irregolari a combattere qualche guerra addestrati alla ferocia, nei bordelli di tutto il mondo, nelle case a fare i servi, nelle strade ad elemosinare.
Anche se le Nazioni Unite hanno proclamato la “giornata mondiale per ricordare la tratta degli schiavi e la sua abolizione”, gli schiavi esistono ancora, e tra di loro ci sono molti bambini.
Duecentocinquanta milioni secondo l’UNICEF. Soprattutto in Asia, Africa e America Latina, ma anche in Europa e America del Nord.
A fare la parte del gigante è il mercato del sesso, che si nutre voracemente di bambine e bambini: un milione ogni anno, secondo l’UNICEF, con un giro d’affari di oltre cinque miliardi di dollari.
Solo il mercato delle cassette cassette pornografiche ne frutta oltre duecentottanta milioni.
Ogni anno dalle cinquemila alle settemila ragazze nepalesi, a volte di appena 9-10 anni, vengono deportate nei quartieri a luci rosse delle città indiane.
In Thailandia, dove la prostituzione rappresenta dal 10 al 14% del PIL del Paese, un terzo delle donne coinvolte è minorenne.
Ma anche nell’emancipata Europa la tratta delle donne coinvolge un numero elevatissimo di minori:circa 25 mila nella sola Italia.
Anche i giovani maschi sono molto ricercati e l’industria del turismo sessuale non si è fatta cogliere impreparata: nello Sri Lanka i minori che si prostituiscono sono principalmente maschi, dai 20 a i 30 mila; nella Repubblica Dominicana si chiamano “Sanky Panky”; ad Haiti , in Tunisia, e in città come Praga o Marrakesh gli sfuttatori si sono organizzati da tempo.
Il lavoro minorile in alcuni paesi non è semplice lavoro nero di bambini, ma nasconde vere e proprie forme di schiavitù.
Chi non ricorda il piccolo Iqbal Masih, pakistano, venduto a quattro anni a un fabbricante di tappeti per dodici dollari, costretto a lavorare incatenato al telaio, e diventato a 9 anni il portavoce dei piccoli schiavi dei telai.
La sua vita è finita il 16 aprile del 1995 a soli 12 anni ucciso dalla mafia dei tappeti mentre correva sulla sua bicicletta. Iqbal era solo uno degli almeno cinquecentomila bambini su cui si basa la fiorente industria dei tappeti.
In India, i bambini rappresentano il 70% della forza lavoro usata in questo settore; in Perù li troviamo nelle miniere d’oro; in Colombia nelle miniere di carbone; in Ghana nelle imprese di estrazione dell’oro; in Pakistan e in Honduras a cucire i palloni. Nelle piantagioni di cacao della Costa d’Avorio sono almeno quindicimila i bambini tra i 10 e i 17 anni, oggetto di una vera e propria tratta dal vicino Mali (vedi box).
Secondo il Rapporto della Global March against Child Labour (che rappresenta più di 2000 organizzazioni affiliate in 140 paesi) in Italia ci sono molti bambini stranieri che lavorano illegalmente. Provengono dall’Africa settentrionale, dalle Filippine, dall’Albania e dalla Cina: le stime parlano di 30 mila bambini cinesi sfruttati nell’area attorno a Firenze. Le loro mani sono piccole e veloci, i loro salari ridicoli o inesistenti, la loro remissività totale.La speranza di una vita libera praticamentenulla.
C’è un’altra forma di schiavitù che ha raggiunto dimensioni spaventose: è il reclutamento forzato di bambini negli eserciti nazionali o in bande locali. Questi bambini hanno anche meno di dieci anni. Vengono strappati con violenza alle loro famiglie o rapiti dalle strade e costretti ad uccidere e torturare.
La pratica è molto diffusa in paesi come l’Afghanistan, la Sierra Leone, il Sudan e l’Uganda. Secondo l’UNICEF almeno tremila bambini, bambine e adolescenti sono stati rapiti e fatti schiavi dai gruppi armati dell’opposizione del nord dell’Uganda. Vivono in condizione di cattività tragiche e crudeli. I bambini soldato sono circa trecentomila e il loro prezzo varia in rapporto alla qualità dell’offerta. Quando sono presi, vengo trasferiti in campi militari per essere addestrati nell’arte della guerra, finché non diventano degli spietati combattenti. ma sono usati anche per soddisfare ogni capriccio dei loro padroni: le bambine sono stuprate dai soldati e usate come serve; i bambini sono usati per il trasporto delle armi.
Le testimonianze dei pochissimi che riescono a fuggire sono terribili.
“Un bambino aveva provato a scappare – ha raccontato David di 12 anni agli operatori dell’UNICEF – ma è stato catturato.
Allora ci hanno dato a tutti un bastone e cihanno obbligato a picchiarlo fino alla morte”.
Ma la schiavitù domestica è forse la forma più nascosta. Rinchiuse in casa, costrette ad orari illimitati, le bambine e le ragazze sono spesso vittime di abusi sessuali e punizioni corporali. Secondo l’Ufficio Internazionale del Lavoro il 40% delle bambine dell’Africa di età compresa tra i 5 e i 14 anni sono costrette a lavorare come serve.
La situazione è particolarmente allarmante in Africa occidentale, dove proliferano delle vere e proprie agenzie specializzate nel traffico di bambini e bambine.
Ma la schiavitù domestica dilaga: dalle sabbie del deserto all’Europa,. Ma per il CCEM i casi sono centinaia.
Provengono dal Marocco, dal Benin, dal Togo, dal Ghana e dalla Costa d’Avorio.
Non parlano la lingua francese, sono totalmente isolate dal mondo e dagli affetti, non hanno documenti, non conoscono i loro diritti.
Rinchiuse in casa si devono occupare di tutto, dalle pulizie alla sorveglianza dei bambini.
Senza sosta, per 13-18 ore al giorno. Non hanno stipendio, giornate di riposo, ferie.
Spesso dormono per terra e sono malnutrite. Per i loro padroni sono un vero affare: docili e a basso costo
. In tutti gli angoli del mondo la carne fresca dei più piccoli è oggetto di sfruttamento. Più di tremila i bambini albanesi introdotti illegalmente in Italia e Grecia e costretti a chiedere l’elemosina o a pulire i vetri delle automobiliI più richiesti sono i bambini di 4-7 anni perché rendono molto. In alcuni casi i trafficanti arrivano fino ad affittare i neonati alle mendicanti.
Nonostante la nuova legge contro la tratta, introdotta lo scorso anno in Albania, non c’è città che non sia colpita.
Dunque schiavi. Schiavi bambini. Comprati e venduti.Facile preda dei nuovi mercanti di esseri umani. Sfruttati finché producono.
Oggetto di piacere destinati a morire presto di Aids. Addestrati alla violenza della guerra. Con le mani sanguinanti per il troppo lavoro. In tutto il mondo. Senza scrupoli. La schiavitù non è una realtà d’altri tempi, anche se è stata abolita dagli ordinamenti giuridici di quasi tutti gli stati del mondo.
Anzi.
Il fenomeno continua a crescere.

Fonte :http://eliotroporosa.blogspot.com/2010/09/dossier-una-nave-con-un-carico-di.html

Nessun commento:

Posta un commento