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martedì 1 dicembre 2009
Lettera aperta a Angela Merkel.
Bundeskanzleramt Frau Bundeskanzlerin Dr. Angela Merkel Willy-Brandt-Strasse 1 10557 Berlin Milano, 22. 11. 2009 L E T T E R A A P E R T A Egregia Cancelliera dott.ssa Angela Merkel,
ci mancano i nostri figli, dai quali siamo stati separati da troppo tempo, ad opera di tribunali e Jugendamt tedeschi. Cercheremo di farLe conoscere le nostre esperienze personali, in rappresentanza anche dei moltissimi altri genitori che patiscono lo stesso dolore.
Rosana Gonçalves da Silva, Brasile
Sono una mamma brasiliana il cui figlio, Lêon, è stato improvvisamente separato da me e da sua sorella, mia figlia Morena. E’ stato strappato alla sua famiglia all’età di otto anni e portato dal padre tedesco, anche se viviamo nella stessa città, Düsseldorf. Quel giorno ha avuto inizio la nostra sofferenza. Dopo ogni visita a casa, due volte al mese, Lêon piangeva amaramente, al momento di dover tornare dal padre. A Morena mancava così tanto suo fratello che iniziò ad
avere spesso degli svenimenti. Da anni le autorità tedesche ignorano volontariamente questa situazione e lecattive condizioni di Lêon. Sono cinque anni che soffriamo. Da due anni e mezzo ci è stato persino vietato ogni contatto con Lêon. Non ci sono parole per esprimere il dolore che questa separazione provoca in noi. Ogni giorno piangiamo per la sua assenza, per la preoccupazione relativa allo stato fisico e psichico di Lêon, per la mancanza di libertà nel
poterlo vedere o telefonargli quando lo desideriamo.
Per questo mi appello al governo tedesco anche a nome dei miei figli e di tutti i genitori brasiliani a cui è stato spezzato il cuore allo stesso modo.
Vogliamo riavere i nostri figli! Ci aiuti per favore a riunirci a loro!
Marinella Colombo, Italia
Sono una cittadina italiana, ma prima di tutto sono una mamma. La Germania, paese che mi aveva affascinato, del quale avevo amato la lingua, studiato la filosofia e la cultura, è diventato all’improvviso una prigione. Sono andata in Germania per amore, per una mia libera scelta, ma liberamente non ho più potuto lasciarla. Per le autorità tedesche sono sempre stata una buona madre, una madre impeccabile fino al giorno in cui ho chiesto la separazione, fino al giorno in cui, peggio ancora, la mia ditta mi ha trasferito all’estero.Con l’inganno mi sono stati sottratti i bambini, frutto del mio amore e del mio grembo.
Con estrema perversione mi hanno separato da loro ed hanno tolto loro l’amore, l’affetto e la sicurezza che da me hanno sempre ricevuto, di cui avevano ed hanno bisogno.
Con i miei figli mi è stata tolta ogni possibilità di guardare al futuro.
Non posso accettare il male che ci viene fatto e non posso accettare che i miei figli crescano monchi del loro essere anche italiani. Abbiamo bisogno di baciarci, abbracciarci, stringerci. Ho bisogno di sentire il calore dei miei bambini, vederli ed aiutarli a crescere. E loro hanno bisogno di me, tanto quanto io di loro.
Quanto ci viene inferto non è solo più o meno illecito, ma profondamente spaventosamente inumano.
Non è solo il mio dolore, è la distruzione di tutta una famiglia.
Olivier Karrer, Francia
„Papa, puoi chiedere al poliziotto di aprire la porta? Voglio tornare a casa!“ Questo è quanto mi ha chiesto mio figlio, che allora aveva quattro anni, quando nel 1999 le autorità francesi ci hanno imprigionato per 20 ore, su richiesta dei giuristi tedeschi. Hanno poi consegnato il mio bambino alla Germania, in assoluta buona fede e fiducia nella giustizia di quello stato. E’ stata l’ultima volta che ho visto il mio amato Julian, mio unico figlio, l’ultima che l’ho avuto vicino ed ho potuto parlargli. In Francia nessuno voleva credere che non l’avrei mai più rivisto. Non potevo difendermi. Non c’era stata nessuna udienza. Cinque anni dopo un tribunale tedesco ha pronunciato il divorzio. Della mia presenza hanno fatto a meno.
Sapevo che in Germania non avrebbero riconosciuto i miei diritti e che non avrei mai più rivisto mio figlio.
A quel tempo le autorità francesi non pensavano che la Germania avrebbe violato in questo modo il diritto internazionale. Dopo gli anni del dolore ed il senso di impotenza che ne è conseguito è subentrato in me un profondo senso di ingiustizia.
Uno dopo l’altro ho perso gli amici, il lavoro, la casa, i contatti sociali e per poco anche la vita. Tutti i valori nei quali avevo creduto si sono dissolti. Prima di subire questa perdita, ammiravo la Germania.
Julian era un bambino franco-tedesco, parlava entrambe le lingue, era a suo agio con entrambe le culture.
Oggi Julian è tedesco e parla solo tedesco. Non ho potuto vivere e mai vivrò l’infanzia di mio figlio.
Per poter sopportare il mio dolore, informo ora i genitori di tutte le nazionalità, in modo da poter unire le forze e sopprimere queste ingiustizie.
Sig.ra Merkel, i giuristi tedeschi e gli Jugendamt stanno discreditando l’intera Nazione.
Sebastian Weygand, Germania
In quanto cittadino tedesco posso assicurarLe di essere stato orgoglioso della mia patria. Non avevo dubbi sull’esemplarità del nostro Stato di diritto. Il mio orrore è stato pertanto ancora maggiore nel dover constatare per anni ed anni ciò che nel nostro paese viene inferto a bambini e genitori, soprattutto di altre nazionalità.
Negli ultimi tempi sono venuto a conoscenza di numerosi casi: persone che si amano ed hanno bisogno le une delle altre vengono brutalmente separate in modo arbitrario ed al di fuori di ogni standard internazionale. Sono partecipe del dolore di quei genitori e di quei bambini che le autorità tedesche hanno diviso senza speranza, neppure quella di poter passare insieme il Natale ormai alle porte. Penso a tutti quei bambini ai quali si riserva un’infanzia senza gioia e che devono continuamente sentirsi dire che i genitori non vogliono sapere più nulla di loro – mentre in realtà questi genitori non fanno che tentare con tutti i mezzi di scoprire dove sono tenuti nascosti i loro bambini. Non capisco come la Giustizia e gli Jugendamt tedeschi, con la complicità dei genitori tedeschi separati, possano separare dei fratelli e far vivere dei bambini lontani per sempre da uno dei genitori. Ormai, sulla base di numerosi casi che conosco personalmente, ho seri dubbi sulla legalità di questo stato di diritto che opera l’emarginazione e persino la criminalizzazione del genitore straniero. Tutto ciò colpisce genitori la cui stragrande maggioranza è di altre nazionalità e la Germania non è apparentemente in grado di controllare come dovuto i propri Jugendamt, ci appelliamo pertanto a Lei ed al Governo della Repubblica Federale perché sia reso possibile un controllo internazionale o almeno europeo di questa istituzione.
Distinti saluti
Rosana Gonçalves da Silva
Marinella Colombo
Olivier Karrer
Sebastian Weygand
Copia di questa lettera viene inoltrata ai diversi governi ed alle organizzazioni internazionali
Fonte- Gentile concessione Marinella Colombo
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