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sabato 17 ottobre 2009

Storie di italiani all'estero, "La bambina non è proprietà della madre": Leonardo Lovari racconta a ItaliachiamaItalia il dramma di un papà lontano da


A Italia chiama Italia la denuncia dell’ex calciatore aretino che aspetta il ritorno della figlia Maria, trattenuta in Lituania, rivendicando il diritto di essere padre, ricordando come spesso media e opinione pubblica diano voce solo alle madri.

di Barbara Laurenzi





Roma
– “I figli sono delle madri”. A smentire la nostrana teoria ci pensa Leonardo Lovari, ex calciatore aretino, che proprio dopo l’incontro con una cultura diversa si è reso conto di quanta poca verità ci sia nel noto detto italiano. Dopo il caso di Marinella Colombo, vogliamo raccontare ai lettori di Italia chiama Italia la storia di un papà separato dalla figlia. Di un filo rotto. Di un cordone ombelicale spezzato che, stavolta, parte dal padre.

“La mia storia è opposta a quella di Marinella – ha raccontato Leonardo a Italiachiamaitalia.com -, io ho in mano i provvedimenti esecutivi che mi danno ragione, ma la madre continua a trattenere nostra figlia in Lituania”. Lo stesso paese dove la piccola Maria era andata in vacanza con papà Leonardo e la madre. Una vacanza che si è trasformata in un soggiorno molto più lungo, visto che non torna in Italia da oltre un anno e mezzo nonostante il Tribunale di Firenze abbia dato l’affido al padre e stabilito che la bambina debba crescere in Italia.

Non sono dello stesso parere, però, le autorità lituane che, secondo Lovari, sono abboccate all’escamotage giudiziario della madre di Maria, attaccatasi a un cavillo legislativo del suo paese che, anche se in contrasto con la normativa europea, le permette ad oggi di tenere ancora con sé la figlia e di non applicare la sentenza italiana. Prima di appellarsi all’Europa, Leonardo deve aspettare ancora fino al 23 ottobre, data della prossima udienza. “Non ci sono ancora state infrazioni formali ma solo amministrative – spiega Leonardo - ma se il 23 il tribunale rigetta la sentenza del tribunale di Firenze, allora l’Italia può chiedere di costituirsi a Strasburgo”.

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È una storia diversa, quella di Leonardo. Nessuna protesta contro le istituzioni. Nessuna lamentela contro una politica assente. Solo la rivendicazione del diritto ad essere padre. “Vi ho scritto perché vorrei che non si abbassasse la guardia sull’argomento. I papà purtroppo sono spesso trattati come pezze da piede”. Essere padri ma non avere figli. È questo il senso della denuncia di quanti, come Leonardo, ricordano che le leggi tendono a privilegiare le madri e che i media si occupano più spesso delle lacrime materne spegnendo l’obiettivo quando si tratta di inquadrare chi vive la stessa situazione, ma dal versante opposto. Quella del padre. Quella del genitore. “Mi hanno portato via mezza vita”.

“Ci sono molti papà nella mia stessa situazione, molti mi scrivono perché sono diventato quasi il simbolo di una battaglia. Grazie alla mia insistenza e al mio passato da calciatore sono riuscito a far sentire la mia voce e ad arrivare fino in televisione, ma per uno che riesce a farsi sentire ce ne sono molti altri che rimangono nell’ombra”. A differenza delle altre testimonianze giunte in redazione, quella di Leonardo non si lamenta per l’atteggiamento istituzionale italiano, anzi dice di aver “ottenuto tutto l’appoggio necessario dall’autorità centrale dei minori e dal ministero degli Esteri”.

La paura, quindi, è quella di vedersi fare “uno sgambetto” all’udienza del 23 ottobre, in considerazione anche delle parentele della madre di Maria. Essere figlia di un ex ministro, infatti, può servire a creare ostacoli amministrativi, più che giudiziari. “È un sequestro di persona legalizzato – sostiene Leonardo che chiede solo “di poter il padre, anche in affidamento condiviso”. E ricorda a tutti che “la bambina non è proprietà della madre”.

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